RECOVERY PLAN E SANITA’

 
 

In questi giorni si sta decidendo come ristrutturare l’assistenza territoriale.
Dei 60 miliardi previsti inizialmente dal ministro Speranza, ne sono stati stanziati solo 20  di cui 9 per le reti di prossimità e l’assistenza territoriale (con strutture e telemedicina) e 11 per ricerca, innovazione e digitalizzazione del SSN.

Si parla di creare 1.288 Case della Salute o della Comunità(spesa prevista 2 miliardi) e 380 Ospedali di Comunità, più il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e una maggiore integrazione tra tutti i servizi socio-sanitari.

L’attuazione della riforma prevede:

• L’identificazione di un  modello organizzativo condiviso della rete di assistenza territoriale (entro il 31.10.2021 con uno specifico decreto ministeriale)
• La definizione entro la fine del 2022 (sulla base del disegno di legge del 31.10,2021) di un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico(approccio One health)
• La definizione entro il primo trimestre del 2022 di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il ministero della salute come autorità responsabile per il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati.

La Casa della comunità (2MLD di euro) diventerà la casa delle cure primarie e lo strumento  per coordinare tutti i servizi offerti , in particolare ai malati cronici. La popolazione anziana è in aumento e, di questa, il 40% è affetta da malattie croniche. Vi sarà ubicato  il PUA, punto unico di accesso per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari). Essa sarà una struttura fisica  in cui opererà un team multidisciplinare di MMG, PLS, medici specialisti, infermieri di comunità, assistenti sociali, altri professionisti della salute. Sarà il punto di riferimento continuativo per la popolazione, dotato di infrastruttura informatica, punto prelievi, strumentazione polispecialistica. Tra i servizi inclusi anche quelli consultoriali  per la tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari. Il fine è quello di prendere in carico la comunità di riferimento con presa in carico, prevenzione e promozione della salute

Casa come primo luogo di cura: assistenza domiciliare (4 MLD di euro). Intervento che si rivolge in particolare ai pazienti di età superiore ai 65 anni e con pluripatologie o non autosufficienti.

Sviluppo delle Cure intermedie attraverso l’Ospedale di comunità , una struttura di ricovero breve per interventi a media/ bassa intensità e a gestione prevalentemente infermieristica, utile anche nella transizione dalla dimissione ospedaliera al domicilio.

Questo progetto si presenta arduo nella realizzazione per almeno due ordini di motivi: da un lato la mancanza di una cultura diffusa della salute come bene multifattoriale da proteggere a livello sia individuale che ambientale, come diritto da esigere dalle istituzioni; dall’altro le resistenza al cambiamento di una certa parte della classe medica e politica che tre vantaggi economici e rendite di posizione dalla status quo. La FIMMG (il principale sindacato dei medici di famiglia) ad esempio, vede nelle Case della Comunità una replica del modello Case della salute che “già hanno dimostrato il proprio fallimento”. Finanziare strutture piuttosto che i microteam può sguarnire il territorio, acuendo le preoccupazioni per le aree disagiate. Lo SMI (altro sindacato dei medici) evidenzia il ridimensionamento della medicina generale (16% medici in meno) e un corrispondente aumento di competenze e responsabilità per gli infermieri. Un modello che rischia di far lievitare i costi relative alle visite specialistiche, come dimostrerebbero esperienze europee.
In effetti in nord Europa da tempo molta parte della assistenza sanitaria di base è gestita da infermieri. Sarebbe interessante sapere se gli indicatori di salute sono uguali, migliori o peggiori che da noi e se effettivamente i costi per le visite specialistiche sono più alti che da noi.
Di sicuro, come le parti più illuminate del mondo medico ed infermieristico (vedi campagna 2018 PHC, now or never) cercano di evidenziare, le cure primarie hanno bisogno di una cambiamento, di una presa in carico multidisciplinare e multi professionale delle persone e delle comunità, con il loro coinvolgimento attivo, con l’implementazione della promozione della salute e della prevenzione, con l’integrazione tra le diverse parti in causa. Case della Comunità quindi che non si riducano ad essere dei poliambulatori dove ciascuno fa la sua piccola parte nel proprio ambulatorio ma dove si mettano in comune i saperi e le idee avendo come fine ultimo la crescita della comunità in cui sono inserite.

 

Orizzonte Oro

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