LIBERI DI AMARE NON DI STUPRARE

Ci risiamo.

Mentre le nostre home di Facebook si riempiono di mani a sostegno del #DdlZan con la speranza che ciascuno di noi possa amare – magari ricambiato – chi gli pare, dall’altro lato tocca ascoltare i deliri fallocentrici di un padre che non ritiene possibile che il proprio figlio possa aver stuprato una donna. Comprensibile il dolore, quando c’è ed è vero, di un genitore – ci mancherebbe! – meno comprensibile, ancora una volta, è che l’oggetto di un’ulteriore vittimizzazione, di una gogna tout court, possa e debba essere la vittima.
Minimizzare o negare una violenza e l’impatto traumatico di un abuso sessuale equivale a non riconoscere la dignità di essere umano a quella donna che è stata oggetto – e non soggetto – di un’aggressione. Lo stupro è un atto di potere sul corpo di un’altra persona: la devastazione provata è inimmaginabile e non è semplice elaborare, per la vittima, quanto sia stata costretta a vivere. Non è accettabile ascoltare che uno stupro non sia mai avvenuto perché denunciato dopo 8 giorni (a fronte del massimo di 6 mesi, previsti dalla Legge Italiana).
Aspettiamo che la Giustizia faccia il suo corso e faccia luce su quanto accaduto. Nel mentre, però, ricordiamo a Beppe Grillo che la pena è personale: può essere inflitta solo all’autore di un reato. Se lui, come padre, vuole rimproverarsi qualcosa è il non aver insegnato al proprio figlio il rispetto per sé e per gli altri e i suoi commenti alla vicenda sono, infatti, emblematici.

C’è ancora molto da lavorare sulla cultura del nostro Paese. Occorre mettersi al lavoro presto. Anzi, alle volte, come in questo caso, presto è persino tardi.

PROCIDA ANNUNZIATA -PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DI ORIZZONTE

Orizzonte Oro

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