IL SUD, UNA RISORSA FONDAMENTALE PER FAR RIPARTIRE L’ITALIA

PER UNA NUOVA QUESTIONE MERIDIONALE. DAL SUD UN ALTRO SVILUPPO È POSSIBILE.

 

Autonomia differenziata. NO GRAZIE.

 

Cambiare l’“orizzonte” dell’ormai centenaria “Questione Meridionale” è per il nostro giovane e audace partito una delle prime finalità per ridisegnare un’Italia senza steccati e disequilibri e una Repubblica “una e indivisibile”, nella ricchezza delle specificità regionali.

Ogni Regione ha risorse umane, culturali, economiche e ambientali da valorizzare e in base alle quali creare il proprio specifico benessere, nel senso più completo del termine, senza preclusioni.

Le regioni del Sud non sono state ugualmente trattate dalla distribuzione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, piano completamente stravolto dall’attuale governo rispetto a quello proposto da Giuseppe Conte, cui bisogna dare atto di avere aperto in Europa uno spazio significativo per il nostro Paese tutto intero.

Evidentemente la quantità di risorse economiche che il PNRR ha reso possibile era un piatto troppo ghiotto per la borghesia liberista italiana per lasciarla gestire a chi con grande lungimiranza l’aveva resa possibile.

Ora il governo Draghi sta dimostrando la sua vera faccia: di pasticciaccio antidemocratico, a danno soprattutto delle regioni del Sud, ma, noi diciamo, dell’Italia intera.

Lo dimostra con grande evidenza la nota di aggiornamento al DEF 2021, il Documento di Economia e Finanza che rappresenta il principale strumento della programmazione nel medio termine economico-finanziaria in Italia.

Nella nota di aggiornamento al Def rispunta infatti il Disegno di legge sull’Autonomia Differenziata “Disposizioni per l’autonomia differenziata di cui all’art.116, comma 3, Cost.”, quale collegato alla manovra di Bilancio 2022/2024.

Gravissimo è questo fatto, perché riscoprire, come fa ora il Governo Draghi, gli “Accordi preliminari” firmati il 28 febbraio 2018 con le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, vuol dire rinnovare, ampliandoli, i divari tra le Regioni, rompendo definitivamente il senso di comunità nazionale: il tutto aggravato dal raggiro di un dibattito pubblico che sempre dovrebbe rendere partecipi i cittadini e le cittadine su vicende che investono la vita di tutte e tutti.

Noi di Orizzonte vogliamo riaprire con forza il dibattito sui principi della Costituzione, per evitare che altri scempi sui diritti siano attuati in nome di essa.

Questa regionalizzazione spinta porterebbe infatti vantaggi (ma anche questo è da verificare) solo alle economie del paese del nord Italia, aprendo le porte alla totale privatizzazione della sanità, ai fondi assicurativi privati al posto del diritto alla salute per tutti e tutte, alla disarticolazione dei contratti nazionali, all’ingresso dei privati nella scuola pubblica, alla privatizzazione dei beni comuni e dei servizi che il Governo Draghi ci costringe ad affrontare di nuovo come strenua prova di resilienza dei comuni e via dicendo.

 

Un’altra Italia è possibile a partire dal Sud

 

Noi cittadini e cittadini del Sud richiediamo coesione sociale, e non solo e non tanto per una questione di solidarietà, ma perché siamo convinte e convinti che un’altra Italia sia possibile a partire proprio dal Sud, dove la Questione meridionale non va più declinata in termini di riconoscimento di una “arretratezza”, economica e addirittura culturale. 

Per noi cittadini e cittadini del Sud, l’“orizzonte” è un altro: ritornare alla nostra civiltà rigogliosa, fatta non di “sviluppo industriale” e di adorazione del Dio Denaro e del Dio Mercato, ma dell’uso attento, creativo ed ecosostenibile delle nostre risorse, comprendendo in esse i nostri saperi di una civiltà contadina distrutta dall’Unità d’Italia in poi.

Da noi, donne e uomini del Sud, deve partire, a beneficio di tutto il Paese, la costruzione e l’ampliamento delle prospettive di una nuova e vera giustizia, nelle sue varie accezioni sociale, ecologica, economica, giudiziaria.

Dal Sud ripartano percorsi concreti verso la libertà dalle genuflessioni, dalle corruzioni e dalle mafie, che hanno invaso il territorio materiale e culturale di tutto il nostro Paese e non solo.

Dal Sud si creino le condizioni per un’inversione di rotta dello “sviluppo”, attraverso la creazione di un fertile sottobosco di nuova piccola e media imprenditoria basata sulla cooperazione e sull’azione ecologica;

Dal Sud, e in particolare da Riace, dove ha avuto luogo la favola bella della vera integrazione dei migranti, uccisa da un potere sempre più feroce verso gli invisibili e gli ultimi, rinasca lo slancio progettuale per far cambiare totalmente, e non con piccoli aggiustamenti che finora non ne hanno intaccato la sostanza antiumana,  le leggi sui flussi migratori, affidandone la gestione al Ministero delle politiche sociali e togliendola al militarismo del Ministero degli Interni, invocando corridoi umanitari e la piena attuazione della Legge del Mare che vuole il salvataggio dei naufraghi.

Noi cittadini e cittadine del Sud vogliamo abbattere muri e creare ponti, per un’Italia e un’Europa dove la pedagogia delle differenze diventa ricchezza umana, politica, culturale, economica e sociale.

 

Un’azione di vigilanza e cittadinanza attiva per cogliere le opportunità

 

Le speranze di ripresa delle otto regioni del sud dipendono però, quasi totalmente, dal governo nazionale e dai governatori delle Regioni.

Ciò in quanto nulla può essere programmato o realizzato senza le risorse finanziarie necessarie.

Sotto questo profilo i nostri desideri, le nostre aspettative saranno nelle mani di soggetti che sinora non hanno dato gran prova di sé (vedi i milioni destinati alla Calabria nel periodo covid e mai spesi).

Vediamo tuttavia di non disperare e di fare quanto è nelle nostre possibilità perché non vengano disperse le risorse e con esse i nostri sogni.

Quali e quante sono queste risorse?  Alle otto regioni del Sud, isole comprese, sono destinati circa 80 mld derivanti dal PNNR, 10 mld dal Fondo complementare, 35 mld dal Fondo Sviluppo e Coesione.

Andranno poi aggiunti i miliardi derivanti dalla spesa corrente, allo stato non quantificabili e comunque sotto il giogo dell’autonomia differenziata.

Fermandoci per ora ai 125 mld di fondi europei, sappiamo che verranno ripartiti in sei aree già individuate che noi non potremo mai modificare, ma sulle quali, e qui risiede la nostra unica ma importante missione, dovremo vigilare costantemente pretendendo con forza la massima trasparenza e tutte le informazioni necessarie, dalla programmazione iniziale sino alla realizzazione.

Questo perché i soldi non arriveranno mai se i vari progetti non verranno definiti entro la tassativa scadenza di cinque anni.

Le aree individuate sono, in ordine decrescente di risorse previste: infrastrutture, istruzione, lavoro e inclusione sociale, rivoluzione digitale, verde, salute (a quest’ultima spetterà inoltre gran parte della spesa corrente).

I progetti relativi e la loro attuazione nei tempi indicati sono in mano ai governanti.

Per ora sappiamo che è stata istituita una Cabina di regia, di cui fanno parte la Presidenza del Consiglio e, di volta in volta, i ministri competenti per area tematica.

Sappiamo inoltre che esiste un disegno di legge per rendere più semplici le procedure per le imprese del sud e che in ogni Regione verranno inviati degli esperti (in Calabria 40) che aiuteranno i soggetti attuatori dei progetti nella loro realizzazione.

A noi di Orizzonte spetterà il compito di rendere pubbliche le nostre idee e le nostre aspettative (attenendoci ovviamente alle sei missioni previste) per quanto riguarda sia un possibile rilancio dell’intero Sud, che le necessità più impellenti e importanti delle singole regioni, sperando che vengano condivise da altri soggetti politici, associazioni, semplici cittadini.

Dopo di che dovremo pretendere che, attraverso apposite disposizioni, si tenga periodicamente e pubblicamente informata la popolazione su quali progetti di volta in volta si sta lavorando e sul rispetto delle risorse e dei tempi di attuazione.

 

Essere tempestivi

 

Il tempo, infatti, è una variabile che spesso, al Sud non viene considerata. Gli stati emergenziali diventano quasi inevitabilmente cronici poiché le risposte da parte delle Istituzioni, a differenza di quelle delle mafie, si liquefano in vane attese.

Il risultato è un collettivo scoramento che si traduce in sentimenti di sfiducia verso la Politica e le agenzie pubbliche presenti sul territorio.

Se vogliamo una vita diversa, un’occasione reale di conseguimento di quella Felicità a cui noi come partito aneliamo, non dovremo consentire che questi flussi finanziari passino da una stanza all’altra delle varie “Istituzioni” nel più assoluto silenzio per divenire poi “cosa nostra”.

Dalla Calabria, perciò, l’invito a condividere un programma comune a tutto il sud e specifico per le varie regioni. E vinca il tempo di un nuovo orizzonte da costruire.

 

PER ORIZZONTE CALABRIA

Maria Francesca Lucanto

Giancarlo Bianco

Nunzia Procida

Domenico Licciardi

 
Orizzonte Oro

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